Tra Valenza e il Monferrato…..

Dopo aver passato una piacevole mattinata ad Alessandria, ci spostiamo sul Monferrato per poi tornare a Valenza dove abita la mia amica S.Y.

Ci fermiamo ad un centro commerciale ( La cittadella di Casale) per mangiare, e prendiamo un buonissimo yougurt bianco con pezzi di cioccolato alla menta.

Yougurteria la cittadella di Casale

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Per riposarci un pò ci fermiamo in un divanetto del centro e io mi metto a parlare con tre simpaticissimi signori della zona; chiedo loro di raccontarmi delle storie, delle dicerie, qualcosa di interessante sulle loro città e loro ironicamente rispondono che dicerie di paese ne hanno molte da raccontare, ma nulla che possa interessare ai lettori del mio blog.

Passiamo allora alla cultura gastronomica del luogo, i signori ci raccontano il tutto in dialetto piemontese; dicono che sui colli del Monferrato agriturismi e ristoranti sono alla portata di tutti, ne troviamo tantissimi, a bassi prezzi e con piatti che non ci deluderanno.

Per raggiungere i colli è assolutamente necessario munirsi di mezzi propri.

I prodotti tipici del luogo sono molti: vini, selvaggina, salami, polenta, biscotti.

La cucina del Monferrato è costituita da piatti prevalentemente poveri, ma con una ricca varietà.

Questi posti fantastici tra castelli, villaggi antichi, scenari paesaggistici da favola ci regalano i migliori vigneti padri dei migliori vini: Barbera del Monferrato, Grignolino del Monferrato Casalese, Monferrato Freisa, Monferrato rosso e bianco, Monferrato Casalese Cortese, Malvasia di Casorzo, Rubino di Cantavenna http://www.enotecadelmonferrato.it/_old/vini%20noframe.html.

Un piatto tipico del luogo è il fritto misto ( i signori puntualizzano) non di pesce, ma di carne, esso è composto da: cervello, animella, fegato, semolino, salsiccia,funghi.

Famose sono le torte salate, i risotti tipici di Casale al vino e ai funghi, la polenta con il merluzzo, i fiori di zucchina ripieni. E per completare ci sono dei dolci buonissimi: bunet con l’amaretto, pesche al forno con ripieno di amaretti, le torte di castagne, lo zabaione al Moscato o al Barbera, le pere cotte con il vino.

Pensate a noi che abbiamo pranzato con uno yougurt , quanta fame ci è venuta a sentire di questa cucina così’ saporita.

Dalla cucina alla storia è così che i nostri amici ci raccontano del passaggio di Napoleone in quei posti.

Si racconta infatti che tra i comuni di Bosco Marengo e Spinetto Marengo, durante la guerra d’indipendenza si fermò Napoleone a fare un sonnellino, coccolato dall’aria fresca e il bel verde dei colli del Monferrato. Chissà se ai tempi anche lui si fermo’ a mangiare uno di questi piatti deliziosi.

Io e la mia amica siamo curiose di visitare i paesi, per tale ragione salutiamo gli allegri signori e chiediamo i loro nomi, essi diffidenti ci forniscono le iniziali, allora arrivederci e grazie P.e P.

In compagnia della nostra Smart ci dirigiamo verso Casale Monferrato.

Sulla nostra sinistra ci ritroviamo a Valmadonna e la sua chiesa.

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Il paesino è famoso per la presenza di uno dei negozi di abiti da sposa più caro d’Italia.

Casale ( Casal in dialetto piemontese) si trova ai piedi del Monferrato , a pochissima distanza da Vercelli, Alessadria, Asti e Novara.

Famosi in tutto il mondo sono i Krumini rossi di Casale.

La leggenda vuole che l’Italia era unita da pochi anni e ancora non si erano spenti gli echi del risorgimento.Una notte, dopo una serata al caffè con gli amici, Domenico Rossi invitò tutti nel suo laboratorio di pasticceria e lì, in una misteriosa alchimia fra ingredienti e magia, sfornò i primi Krumiri.

Nel 1878, come attestano i giornali dell’epoca, i Krumiri, quelli originali, sono già una golosa realtà dell’arte pasticceria italiana.

I krumiri

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Dispiace citarlo per tale ragione, ma la città di Casale è anche conosciuta per la presenza in passato del più grande stabilimento di Eternit, e lo scandalo di dispersione dle materiale cancerogeno nell’aria. Attualmente la zona è  in bonifica

Casale Monferrato è attraversato dal PO e due torrenti minori: il Lanza e il Mellana.

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Salvatore Monferrato

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Percorrere i colli ci dona un benessere indescrivibile, accompagnati da questa canzone: http://www.canzoniweb.com/katy-perry-unconditionally-video-ufficiale-nuovo-singolo/.

Andiamo a visitare il Monte Valenza. Entriamo in un’oasi di pace con animali, tanto verde, fontane di acqua termale, piscine

Nella piccola riserva naturale troviamo:

dolcissime ed elegantissime cerbiatte ( il mio animale preferito), pappagalli, pecore, poni, cavalli, oche, cigni, gufi e civette.

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Si è messa in posa per noi.

Questa era identica all’oca di Fantaghirò, celebre miniserie del 1991 diretta da Umberto Bava ispirata alla favola

Fanta-Ghirò di Italo Calvino.

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Fonte di acqua termale; proviamo a bere, il sapore rende quest’acqua salutare improponibile.

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Arriviamo finalmente a Valenza la città dell’oro https://nomadelandia.wordpress.com/wp-admin/post.php?post=113&action=ediValenza è considerata la capitale internazionale delle gioiellerie; qui infatti si concentra la maggior commercializzazione nel settore orafo.

Basta fare una passeggiata per le vie della città e vi renderete conto di tutto quello sopra descritto.

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Villa Pastore Valenza

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Questa villa è stata edificata nel 1800, la villa presenta un laghetto asciutto e un obelisco commemorativo della piccola figlia morta di tubercolosi. La cosa che più sconcerta di Villa Pastore  è la sensazione che si avverte quando ce la si trova davanti: tutte le persone che l’hanno visitata hanno avvertito una sensazione di malessere e ansia.

Quel fastidio scompare davanti l’obelisco. Gli amanti dell’occultismo credono che gli spiriti del male all’interno dello spirito della villa vicino l’obelisco vengono scacciati dallo spirito buono della figlia.

Chissà a cosa siano dovute queste voci.

A noi è venuta fame passiamo dal panificio DAL PASSO il più famoso della città di Valenza, dove fanno delle pizzette buonissime.

La serata si conclude quindi con una buonissima cena.

In una sola giornata abbiamo visitato Alessandria, il Monferrato e Valenza, la giornata è stata intensa, ma ne è valsa la pena.

Buona serata! Marika

Alessandria la città della paglia

Dopo aver viaggiato con la mente e con l’anima in oriente ritorniamo in Italia.

La giornata inizia presto con una bella colazione e una cura di bellezza all’olio d’argan bio che ci portiamo dietro dal sogno arabo.

Saliamo su una smart e ci dirigiamo verso Alessandria percorrendo La Colla ( tratto di strada tra Valenza e Alessandria), con in sottofondo la canzone ” Stand by me” http://www.youtube.com/watch?v=8H18PvgxuJ4.

Entriamo in una cartolibreria per stampare i documenti per il mio prossimo viaggio oltreoceano, e mi faccio subito dire cosa posso visitare in questa città, che a dir la verità non mi incuriosisce molto.

Il personale del negozio in un primo momento si mostra molto perplesso, successivamente inizia a raccontarmi in maniera fluente dei monumenti da visitare e delle dicerie sulla città.

Da non perdere la Chiesa di Santa Maria Del Castello

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Famosa è la Cittadella che costituisce uno dei più grandiosi monumenti europei nell’ambito della fortificazione permanente nel XVII, uno dei ancora presenti in Europa.

E’ l’unica fortezza europea ancora oggi inserita nel suo contesto ambientale originario.

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Scopriamo che Alessandria è la città del cappello ” Il Borsalino” e del Borotalco Paglieri famosi in tutti il mondo;

Il borsalino

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La città un tempo era denominata della Paglia per i robusti e singolari tetti delle abitazioni costruiti con fango e paglia.

I nostri informatori ci dicono che gli Alessandrini vengono spesso chiamati “Mandrogni”, parola derivante dal nome di una frazione della città chiamata Mandrogne.

Capisco che l’appellativo assume un significato negativo e in dialetto Piemontese dovrebbe significare “scaltro-furbo”.

Il paese di Mandrogne era molto noto in tutta la provincia, in quanto i suoi abitanti giravano per le campagne con un carrettino, raccogliendo stracci e pelli di coniglio.

Ringraziamo i gentili alessandrini per averci donato queste informazioni.

Passeggiando per le vie del centro, siamo fortunate, veniamo fermate da un’allegra coppia di anziani attirati dai nostri sorrisi.

Ci tratteniamo piacevolmente con loro.

L’uomo, che a quanto pare è uno storico, ci dice che Alessandria è la città di Gagliaudo, personaggio della tradizione popolare ( maschere di carnevale).

Secondo la leggenda egli salvò la città durante l’assedio del Barbarossa nel 1174, Stremati dal lungo assedio, gli alessandrini si trovarono di fronte ad un bivio: arrendersi o trovare un sistema per salvarsi.

Mentre il Consiglio degli Anziani era riunito al Catello di Rovereto, interviene in loro aiuto un popolano di nome Gagliaudo, pastore e produttore di formaggi, che ideò uno stratagemma.

Trovata una vacca, la fece nutrire con l’ultimo sacco di grano rimasto in città, quindi una sera uscì dalle mura per portare la bestia a pascolare. I nemici catturarono la bestia e la uccisero, ma rimasero meravigliati dalle grandi quantità di cibo nello stomaco di essa e informarono l’imperatore dell’accaduto. Questi convocò Gagliaudo per interrogarlo che riferì di una città tenace che non si sarebbe mai arresa, considerando anche la grande quantità di viveri a disposizione essi avrebbero potuto resistere all’assedio ancora per mesi.

Così il Barbarossa ritirò le truppe, e la città di Alessandria, ormai allo stremo delle forze, sopravvisse.

A testimonianza di ciò il simpaticissimo vecchietto ci manda a visitare la statua di Gagliaudo in Piazza D’uomo, nominando anche Umberto Eco.

Noi salutiamo gentilmente dicendo che abbiamo poco tempo e andiamo alla ricerca della statua.

Passiamo per piazza Lega Lombarda

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Percorriamo Via Dante e ci ritroviamo nella cosiddetta piazza dell’orologio ” Piazza Libertà”. Chiediamo informazioni a due passanti che ci invitano ad ammirare i mosaici sotto Le poste.

Mosaici

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Arriamo finalmente in piazza d’uomo

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Troviamo la famosa statua del Gagliaudo

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La frase di Umberto Eco scritta dietro dice: a Gagliaudo Aulari che ci ha insegnato come si possa risolvere un conflitto senza uccidere alcun essere umano se il mondo lo ha dimenticato ricordiamolo noi.

A noi ci viene fame, S.Y. mi porta nella pasticceria più famosa di Alessandria vicino Piazza Libertà, Pasticceria Zoccola; la mia amica mi dice che qui fanno la torta tartufata (specialità piemontese). Pensate che la proprietaria fino a 92 anni non ha mai abbandonato il suo lavoro nelle cucine del locale.

Purtroppo di lunedi’ è chiusa, possiamo guardarla solo da fuori.

Ci dirigiamo verso un centro commerciale per poi continuare il nostro tour in Smart nel Monferrato.

P.S. Approposito di Monferrato ci dicono di non nominare mai Casale ad Alessandria e viceversa, pare che la cosa possa fare infuriare i cittadini, pare per questioni calcistiche.

I ricci ad Alessandria

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A presto cari lettori. Marika